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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, I, 28
 
originale
 
[28] Cur autem quicquam ignoraret animus hominis, si esset deus? Quo modo porro deus iste, si nihil esset nisi animus, aut infixus aut infusus esset in mundo? Tum Xenophanes, qui mente adiuncta omne praeterea, quod esset infinitum, deum voluit esse, de ipsa mente item reprehendetur ut ceteri, de infinitate autem vehementius, in qua nihil neque sentiens neque coniunctum potest esse. Nam Parmenides quidem commenticium quiddam: coronae similem efficit (stephanen appellat) continentem ardorum lucis orbem, qui cingit caelum, quem appellat deum; in quo neque figuram divinam neque sensum quisquam suspicari potest. Multaque eiusdem monstra, quippe qui bellum, qui discordiam, qui cupiditatem ceteraque generis eiusdem ad deum revocet, quae vel morbo vel somno vel oblivione vel vetustate delentur; eademque de sideribus, quae reprehensa in alio iam in hoc omittantur.
 
traduzione
 
28. Come potrebbe poi l'animo umano ignorare qualcosa se fosse dio? E in che modo codesto dio, se esso non fosse altro che un'anima, sarebbe stato inserito e infuso nel mondo? In seguito Senofane sostenne che il tutto ? unito alla mente e che, in quanto infinito, va identificato con la divinit?. Per lui valgono le stesse obiezioni che per gli altri, per quanto si riferisce alla sua concezione della mente. Pi? gravi obiezioni van fatte al suo infinito non suscettibile n? di sensazione n? di alcun contatto con l'esterno. Quanto poi a Parmenide, egli immagina un essere affatto fantastico simile ad una corona (che egli chiama appunto stephanen ), una sorta di circolo ininterrotto di luce infuocata avvolgente il cielo, cui attribuisce il nome di dio, senza che in esso si possa scorgere n? l'aspetto di un dio n? un moto sensibile; ed elabor? tutte le altre fantasiose teorie attribuendo natura divina alla guerra, alla discordia, alla passione e ad altre siffatte entit?, bench? soggette all'opera disgregatrice delle malattie, del sonno, dell'oblio e dei tempo. Lo stesso concetto di divinit? estende anche agli astri, ma poich? abbiamo gi? avuto occasione di confutare questa concezione a proposito di un altro pensatore, si omette qui di parlarne.
 

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